DALLA COLPEVOLIZZAZIONE ALLA RESPONSABILIZZAZIONE

quando la vita dell'organizzazione è regolata dall'inautenticità

 i rapporti umani nascono dal bisogno che ognuno ha di superare la contingenza e realizzare, insieme agli altri e ciò che lo si voglia o meno, mete irraggiungibili se si è soli.
i rapporti umani nascono dal bisogno che ognuno ha di superare la contingenza e realizzare, insieme agli altri e ciò che lo si voglia o meno, mete irraggiungibili se si è soli.

Un'Organizzazione è fatta di persone. Dunque il suo interno ed il suo esterno si sviluppano attraverso rapporti tra persone, che non sono immuni da quelle dinamiche conflittuali che segnano qualsiasi contatto tra esseri umani.

Eppure i rapporti umani nascono dal bisogno che ognuno ha di superare la contingenza e realizzare, insieme agli altri e ciò che lo si voglia o meno, mete irraggiungibili se si è soli. Perciò stabiliamo relazioni mettendo in comune con individui inizialmente estranei le risorse materiali e immateriali di cui disponiamo, accompagnate dalla percezione che abbiamo di noi stessi e degli altri. A partire da queste percezioni assumiamo un ruolo fondato su ciò che ci aspettiamo dall'altro e su ciò che pensiamo l'altro si aspetti da noi.

Tipi specifici di ruolo sono assunti da chi, in particolari circostanze oppure sempre, sente di dovere giudicare/ condannare/ punire oppure salvare o ancora essere giudicato/ condannato/ punito o salvato. Comportarsi da Carnefice, Salvatore o Vittima diventa spesso l'obiettivo primario, seppure inconsapevole, della relazione: è la meta che limita il raggiungimento dell'obiettivo effettivo del comunicare.

Essere Persecutori non ha nulla a che fare con la valutazione, la critica, l'attribuzione di responsabilità concrete. La Vittima non è chi chiede sostegno perché effettivamente bisognoso. Il Salvatore non è chi mette a disposizione degli altri le proprie risorse materiali ed umane.

Il Carnefice punisce in quanto ritiene gli altri colpevoli, la Vittima si incapacita perché si ritiene inadeguata ancor prima di verificare le proprie possibilità di agire autonomo. Il Salvatore soccorre mosso dall'immagine che ha degli altri come inabili oltre a percepirsi destinato a tale ruolo. 

Alcuni assumono queste posizioni in via definitiva, in ogni rapporto e con chiunque, spinti da una tendenza a seguire uno scenario sempre uguale pur nelle sue diverse espressioni. Altre volte la relazione Persecutore - Vittima - Salvatore è caratterizzata da un ribaltamento dei ruoli. Chi all'inizio è Carnefice può ritrovarsi a sperimentare il ruolo di Vittima e viceversa.

E' il caso in cui colui a cui si chiede sostegno diventa, parola dopo parola, il nuovo Persecutore senza che nessuno dei due l'abbia voluto. Non c'è bisogno, infatti, della volontà di essere nell'una o nell'altra posizione.

Sia chiaro ci stiamo riferendo a meccanismi al di fuori della coscienza vigile, della volontà. Sono automatismi in cui ci si ascolta poco e si filtra attraverso i propri vissuti la realtà che a quel punto è essa stessa l'esterno e l'interno. In questi momenti la confusione interiore diventa lo schermo che trattiene solo l'immediatezza delle parole e dei gesti lasciandone correre, dunque perdendolo, il senso effettivo. Accade che ognuno sperimenti il gusto della conferma di ciò che crede d' essere e di ciò che crede che siano gli altri. Amaro trofeo, certo, ottenuto al costo di malesseri e demotivazioni.

Uscire da questo gioco, sottile ma intenso nelle sue conseguenze, è possibile se ci si dispone a compiere un cammino a ritroso che conduca dall'esterno verso l'interno fino a toccare le corde profonde dei propri sentimenti e delle proprie convinzioni.

Anche l'Organizzazione moderna, vincolata com'è ai ritmi frenetici dell'attualità e alla complessità dell'ambiente in cui agisce, ha sempre più bisogno di creare spazi ed occasioni per consentire a chi vi opera di liberarsi da ruoli che nascono esclusivamente dalla paura di minacce spesso solo immaginate.

Anche l'Organizzazione ha bisogno, dunque, di dotare i suoi membri di adeguati strumenti emotivi, cognitivi e comportamentali necessari a giungere ad un grado sufficiente di autenticità e benessere.  

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